Non amo particolarmente la fotografia di moda. Ne apprezzo tecnica, gusto e stile, ma di solito tutto finisce lì. Troppa perfezione, troppa finzione, troppi filtri -ma io ho il gusto dell'imperfetto, e donc è un po' normale.
Va bé, Mister Knight, Nick Knight è uno di quei super fotografi di cui magari il nome non ci dice nulla, ma appena ne vediamo un'immagine, subito sappiamo che l'abbiamo già vista, da qualche parte e che è una casella di un enorme puzzle che compone -volenti o no- la nostra sovraffollata geografia visiva di umani del XXI.
Poi mi è capitato davanti agli occhi Flora e ne sono rimasta in qualche modo ipnotizzata. Non solo per la strana qualità extraterrestre delle fotografie, ma anche per la meraviglia che sempre si genera dalla contaminazione tra mondi.
La storia è semplice. Mister Knight va al Museo di Storia Naturale di Londra, nella celeberrima biblioteca delle piante pressate. Lì incontra la dottoressa Sandra Knapp, botanica e curatrice della collezione, e incontra anche un erbario di 6 milioni di esemplari, raccolti con cura negli anni.
Non se ne allontana più, e per più di 3 anni prova e riprova a catturare la bellezza aliena, e molto meno addomesticabile delle modelle. Il risultato è questo libro, e queste parole:
"Gran parte dell'immaginario preconcetto che avevo sulle piante era legato alla natura effimera della loro bellezza: colori vivaci e strutture meravigliose che appassiscono e raggrinziscono fino a diventare irriconoscibili forme monocrome. Ma queste piante non sembravano morte, anzi, sembravano emanare vita. Riuscivo a vedere il movimento del vento che soffiava attraverso le foglie e i petali, a sentire l'acqua scorrere al loro interno e i fiori cercare di girarsi e aprirsi ai raggi del sole. Sparita la normale fragilità e la tragica contingenza, queste piante hanno assunto una nuova certezza di vita, quasi una certa audacia. Sono riuscite a sottrarsi al loro destino" .
Ora mi capita di guardare le fotografie di Nick Knight in un altro modo, e le sue modelle come fiori in erbari. Finalmente vivi.
Grazie a Francesca, fotografa, molto interessata alle cose vive, per la segnalazione.